Tra le conseguenze dell’adozione delle tecnologie digitali nelle imprese vi è l’automazione dei processi produttivi e la ricombinazione dei fattori produttivi che vede la sostituzione di capitale a lavoro. Dopo le anticipazioni contenute nel 13° Rapporto annuale “Virtù e fortuna. Piccole imprese nell’era delle trasformazioni” – nel report pubblicato oggi dall’Ufficio Studi viene misurata la quota di occupati delle imprese italiane a rischio automazione e, in parallelo, esaminata la presenza di “anticorpi” sul territorio in grado di valorizzare le attività dell’uomo rispetto a quelle delle macchine.
L’analisi rielabora la probabilità di rischio automazione per professione e settore di un recente lavoro dell’Ocse ed evidenzia che, sulla base dell’attuale composizione settoriale, in Italia il 26,6% degli addetti delle imprese (4,3 milioni di addetti) opera in settori ad alto rischio automazione, il 54,8% in settori a medio rischio mentre il 18,6% lavora in settori dove il rischio di automazione è basso. Nel settore manifatturiero la quota di addetti ad alto rischio automazione raddoppia rispetto alla media, salendo al 53,3%, mentre scende al 20,3% nei servizi.
Il lavoro esamina la presenza sul territorio di anticorpi che renderà meno probabile la sostituzione nelle imprese dei lavoratori con macchine. A tal fine viene misurato il grado di immunità al rischio automazione mediante un indice sintetico di dodici variabili legate ad aspetti dell’innovazione, formazione, creatività e relazione e di seguito viene messo in relazione per ciascun territorio il livello del rischio automazione con la forza del sistema immunitario; l’analisi porta all’individuazione di quattro raggruppamenti di regioni.
Nel primo raggruppamento – quadrante in alto a destra del grafico successivo – si trovano Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Lazio, Umbria e Piemonte, dove si registra un livello alto del rischio automazione e degli anticorpi. All’interno del quadrante si osserva che al crescere del livello di rischio diminuisce il livello di anticorpi: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Alto Adige, e Lazio presentano un livello di rischio meno accentuato e un livello di anticorpi più elevato mentre Piemonte e Umbria presentano un livello di rischio più alto con un sistema “immunitario” relativamente più debole; per Emilia Romagna un alto rischio coesiste con un buon livello delle difese.
Il secondo gruppo – nel quadrante in alto a sinistra – si riferisce e Lombardia, Toscana, Marche, regioni con livello medio-basso di rischio automazione e livello medio-alto di anticorpi; in particolare la Lombardia presenta un più elevato livello di anticorpi e il più basso di rischio.
Il terzo gruppo di regioni – quadrante in basso a sinistra – caratterizzato da un basso livello di rischio e di anticorpi, è composto da Valle d’Aosta, Liguria, Sardegna, Sicilia, Calabria e Campania e al suo interno si osservano livelli più alti di anticorpi e più bassi di rischio in Liguria e in Valle d’Aosta a fronte di un relativamente più elevato rischio automazione e minori difese immunitarie in Sicilia, Sardegna, Campania e Calabria. Infine il quarto gruppo – quadrante in basso a destra – con Basilicata e Abruzzo, Puglia e Molise comprende le regioni con un rischio più elevato di automazione associato a livelli più bassi della media per quanto riguarda la forza del “sistema immunitario” e costituisce l’area di maggiore fragilità; da sottolineare che alle due regioni a maggiore esposizione al rischio (Basilicata e Abruzzo) corrisponde un sistema immunitario relativamente più forte di quelli delle altre due regioni (Molise e Puglia).
Il dettaglio per regione e provincia nell’Elaborazione Flash “Il rischio automazione nelle imprese italiane e il “sistema immunitario” dei territori”.