C’è un’Italia “sommersa” che minaccia il lavoro dei piccoli imprenditori.
Sono i finti artigiani, i furbetti che si spacciano per acconciatore, idraulico, autoriparatore, impiantista, ma che di regolare non hanno nulla. Niente tasse, nè contributi, nessuna autorizzazione o permesso, gli abusivi sottraggono risorse allo Stato, fanno concorrenza sleale ai veri imprenditori, danneggiano i consumatori. Una piaga endemica nel nostro Paese, che in questi ultimi anni è in crescita costante.
Secondo i calcoli di Confartigianato, sono 1.050.000 gli irregolari che insidiano l’attività di quasi 900.000 imprese artigiane.
Le cose peggiorano per alcuni settori più esposti alla concorrenza sleale degli abusivi, come i servizi alla persona, in particolare, acconciatura, estetica, lavanderie, riparazioni dove il tasso di irregolarità sfiora addirittura il 28%, rispetto al tasso medio nazionale che arriva al 15%. Cifre che la dicono lunga sulla gravità di un fenomeno che – nonostante le ripetute sollecitazioni di Confartigianato – stenta a trovare soluzioni efficaci. Le leggi ci sono ma, come spesso accade in Italia, non vengono applicate.
E, allora, proprio sull’attività di controllo e repressione delle attività abusive, si stanno concentrando gli sforzi di Confartigianato. Sono numerose le iniziative attivate a livello territoriale, come ad esempio in provincia di Vicenza, dove Confartigianato di Schio ha stretto un’alleanza con il Comune e la Polizia locale proprio per scovare e punire i furbetti che minacciano il lavoro dei veri imprenditori artigiani.